L’ansia può essere un problema ma anche un’utile alleata

Prima di parlare dei disturbi da ansia, facciamo un po’ di chiarezza, e vediamo come è possibile capire se ne soffriamo e quali sono le tecniche per ridurre l’ansia.

Mi capita spesso di sentire l’espressione: “Sto male perché ho l’ansia.”

Mi verrebbe da rispondere: “meno male!”

Sì, perché avere l’ansia non è di per sé un problema ma lo può diventare quando sentite di avere un ansia eccessiva e incontrollabile o anche se non la sentite proprio.

L’ansia è una nostra grande amica ed alleata, perché se non avessimo l’ansia, molte delle azioni che svolgiamo quotidianamente, potrebbero avere risvolti negativi o anche pericolosi per la nostra incolumità; ad esempio, è utile e positivo provare un pochino di ansia mentre guidiamo nel traffico o in autostrada, questa ansia positiva ci aiuta ad alzare i livelli di attenzione ed evitare piccoli o grandi incidenti. Questi sono livelli di attivazione ai quali siamo talmente abituati, che non ci disturba sentirli.

Oppure pensiamo ad un esame o un colloquio di lavoro senza ansia; potrebbe facilmente rivelarsi un disastro se non fossimo accesi e focalizzati sull’obiettivo.

Purtroppo però succede che le persone non riescano più a tollerare la frustrazione del sentirsi costantemente attivati; questo a volte perché alcune persone si trovano a dover fronteggiare troppe situazioni in cui si necessita un’alta attivazione ansiogena, e questo stress porta ad una rottura nel meccanismo che regola questa emozione; oppure può essere un problema più alla base dei modelli operativi di una persona che ha appreso convinzioni distorte fin dall’infanzia e il meccanismo di regolazione dell’ansia non è rotto ma non è stato proprio costruito bene.

In questi casi la persona che soffre di questi disturbi non ha “armi” per fronteggiare alcune situazioni, un percorso psicologico potrà fornire gli strumenti necessari per ridurre l’ansia e migliorare lo stile di vita di queste persone.

Come possiamo riconoscere i disturbi da ansia?

Spesso ci si accorge di questi malfunzionamenti se un’ansia eccessiva ci pervade anche di fronte a situazioni che normalmente non comportano alte attivazioni; ad esempio l’andare a fare la spesa. Certo dobbiamo essere concentrati per evitare di dimenticare qualcosa ma possiamo dire che un livello di ansia “due” in una scala che va da uno a dieci, potrebbe essere sufficiente. Diverso sarebbe se andassimo a fare la spesa per una cena organizzata per conoscere, ad esempio, i futuri suoceri. In questo caso un livello “sei” sarebbe giustificabile e anche funzionale.

Nella mia realtà professionale capita spesso di dover aiutare diverse persone ad abbassare i propri livelli di ansia, ma anche di accompagnare altre persone a capire che i propri livelli di attivazione sono troppo alti ma solo mal letti e mal gestiti. Cercando di fare chiarezza su cosa è l’ansia e a cosa serve, queste persone imparano a non spaventarsi dopo i primi sintomi normali di attivazione (battito cardiaco accelerato, respiro più rapido), imparano inoltre a riconoscere i pensieri disfunzionali e non veri come: “Sto per avere un attacco di cuore!”.

In questi casi più che far abbassare l’ansia, è utile essere consapevoli di quando sono i nostri pensieri catastrofici ad avere un ruolo determinante nel fare alzare livelli di un’attivazione, magari in una situazione che esige proprio quel tipo di attivazione.

Come accennato prima, queste situazioni si verificano se alla base sono stati appresi schemi disfunzionali (es: se sbaglio una volta vuol dire che sono un fallimento) o se quella persona non è stata abituata a fronteggiare situazioni problematiche e per questo non è abituata a gestire emozioni del tutto normali.

Tutto questo mal funzionamento può portare a disturbi dell’ansia e alla possibilità di sviluppare attacchi di panico dove le attivazioni fisiologiche si alzano al punto che la persona può pensare di morire o di impazzire.

Oltre al disturbo di panico, si possono sviluppare diversi disturbi d’ansia come ad esempio:

  • Fobia Sociale
  • Disturbo Ossessivo-Compulsivo
  • Disturbo d’Ansia Generalizzato
  • Disturbo Post-traumatico da Stress

Il trattamento Cognitivo-Comportamentale risulta efficace perché parte da un intervento psico-educativo sull’ansia, per poi passare all’apprendimento di strategie per ridurre l’attivazione, imparare a rielaborare i pensieri in modo più funzionale, aumentare le abilità di controllo e di gestione delle situazioni in modo razionale, attraverso l’accrescimento e il potenziamento delle proprie abilità sociali.

Oltre al Trattamento Cognitivo-Comportamentale, anche l’EMDR è molto efficace al fine di ridurre i disturbi da ansia e relative problematiche, perché oltre ad essere l’intervento privilegiato per rielaborare i traumi del passato che possono essere alla base di un alterato funzionamento dell’ansia, è anche utile per potenziare le capacità e le risorse individuali che possono facilitare una migliore gestione delle proprie attivazioni.

Per il trattamento dei disturbi d’ansia, ricevo presso il mio studio privato di Gattinara in provincia di Vercelli, facilmente raggiungibile anche dalle province di Biella e di Novara.

In ogni caso è necessario prendere un appuntamento via telefono o via mail.


Psicoterapia con metodo EMDR applicata alla cura dell’ansia

L’ansia è un’emozione universale che non sarebbe, di per sé, inadeguato provare, in quanto rappresenta una componente necessaria della risposta dell’organismo allo stress.

L’ansia, o meglio la risposta ansiosa agli eventi, non ha sempre e necessariamente caratteristiche negative.

L’ansia viene considerata patologica quando disturba, in misura più o meno notevole, il funzionamento psichico globale determinando una limitazione della capacità di adattamento dell’individuo.

L’ansia patologica spesso è dotata di una propria “autonomia”, manifestandosi senza alcuna correlazione con apparenti cause esterne scatenanti, ha un’intensità tale da provocare un grado di sofferenza non sopportabile e una durata spesso cronica e può limitare il funzionamento nella vita di tutti i giorni.

Esistono sostanzialmente due condizioni in cui l’ansia può essere non naturale:

  • Quando la risposta ansiosa è esagerata e disfunzionale rispetto agli stimoli che l’hanno indotta.
  • Quando lo stato ansioso compare in assenza di uno stimolo scatenante.

Sono disturbi d’ansia gli attacchi di panico (con e senza agorafobia), le ossessioni e compulsioni (rituali, ecc.), le fobie (degli insetti, di parlare in pubblico, dei mezzi di trasporto, di arrossire o di vomitare in pubblico), l’ansia generalizzata e il disturbo post-traumatico (in seguito ad eventi traumatici o altamente stressanti).

Nei disturbi d’ansia, la persona esposta alla “sua” situazione stimolo proverebbe un’emozione ritenuta insopportabile, che, talvolta quando diviene Panico, potrebbe far credere o sentire alla persona di impazzire o di morire.

L’ansia può essere:

  • Ansia adattiva (fisiologica): prepara a un pericolo potenziale e può contribuire ad affrontare situazioni difficili, con crescita personale.
  • Ansia disfunzionale (patologica): caratterizzata da una condizione di malessere così intenso e tale da provocare un grado di sofferenza non sopportabile (sproporzionata rispetto allo stimolo scatenante e il soggetto ne è consapevole); la sua durata persistente può portare a comportamenti di difesa che possono limitare l’esistenza disturbando il funzionamento psichico globale e determinando una limitazione della capacità di adattamento dell’individuo tanto da interferire con le normali attività della vita quotidiana (come per esempio nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo); Inoltre può presentarsi ed insorgere apparentemente non collegabile a nessun evento o stimolo specifico (es. Disturbo da Attacchi di Panico) o eventi neutri, non pericolosi e non indicativi di reale pericolo (es. Fobie); è cioè dotata di una propria “autonomia”, manifestandosi senza alcuna correlazione con apparenti cause esterne scatenanti.
  • Ansia di stato: attivazione di uno stato d’allarme al momento dello stimolo, indipendentemente dalla presenza di una base personologica ansiosa;
  • Ansia di tratto: caratteristica permanente di personalità; ogni volta che si presentano stimoli significativi il soggetto utilizza un modello stimolo-risposta improntato all’ansia.

Infine, si può distinguere tra:

  • L’ansia anticipatoria: di breve durata, scatenata da un segnale identificabile, reale o immaginario, associato al pericolo;
  • L’ansia generalizzata: condizione durevole di tensione, sganciata da particolari stimoli; nelle personalità ansiose
  • assume la caratteristica di ansia di tratto;
  • L’attacco di panico: manifestazione di ansia acuta, inaspettata e di rapida risoluzione in cui si manifesta un
  • improvviso senso di pericolo con imponenti sintomi somatici.

LE COMPONENTI DELL’ANSIA

L’ansia sembra avere varie componenti:

La componente cognitiva implica aspettative di un pericolo diffuso e incerto e una sensazione di pericolo imminente.

La sovrastima del pericolo e la sottostima delle capacità di fronteggiarlo, riflettono, nei disturbi d’ansia, l’attivazione dei cosiddetti “schemi di pericolo”. Infatti, un ruolo cruciale, è svolto dagli schemi cognitivi connessi alle sensazioni di pericolo, a causa dei quali la realtà esterna viene vissuta come estremamente pericolosa e il se stessi come estremamente vulnerabili.

Una volta attivata la sensazione di pericolo, si crea una sorta di circolo vizioso che rinforza le manifestazioni d’ansia.

I sintomi ansiosi, infatti, rappresentano una fonte di minaccia: condizionano il comportamento e sono interpretati come segnali dell’esistenza di un grave disturbo fisico o psicologico; tali effetti accrescono il senso di vulnerabilità dell’individuo e, di conseguenza, rinforzano l’iniziale reazione ansiosa inducendo una serie di risposte sfavorevoli, le quali a loro volta esasperano le sensazioni di pericolo.

Spesso le persone che soffrono di un disturbo d’ansia hanno un pensiero catastrofico, pensando e prevedendo sempre scenari molto negativi.

Dal punto di vista somatico (o fisiologico), il corpo prepara l’organismo ad affrontare la minaccia (una reazione d’emergenza): la pressione del sangue e la frequenza cardiaca aumentano, la sudorazione aumenta, il flusso sanguigno verso i più importanti gruppi muscolari aumenta e le funzioni del sistema immunitario e di quello digestivo diminuiscono.

Si può notare, a livello fisico, pallore della pelle, sudore, tremore e dilatazione pupillare.

Dal punto di vista emotivo, implica una complessa combinazione di emozioni negative che includono paura, apprensione e preoccupazione, ed è spesso accompagnata da sensazioni fisiche come palpitazioni, dolori al petto e/o respiro corto, nausea, tremore interno.

Dal punto di vista comportamentale, si possono presentare sia comportamenti volontari sia involontari, diretti alla fuga o all’evitare la fonte dell’ansia. Questi comportamenti, quali l’ansia anticipatoria e l’evitamento, sono frequenti e spesso non-adattivi, dal momento in cui limitano gli spostamenti e il coinvolgimento in situazioni di vita o lavorative che la persona può vivere come ansiogne.

In ogni caso l’ansia non sempre è patologica o non-adattiva: è un’emozione comune come la paura, la rabbia, la tristezza e la felicità, ed è una funzione importante in relazione alla sopravvivenza.

SINTOMI COGNITIVI ED EMOTIVI SINTOMI SOMATICI
Sentirsi nervoso/ sul filo del rasoio

Risposte esagerate di allarme

Difficoltà di concentrazione

Sensazioni di testa vuota

Difficoltà di addormentamento

Irritabilità

Paura di morire

Paura di perdere il controllo

Paura di non riuscire ad affrontare le situazioni

Dispnea e sensazioni di soffocamento

Palpitazioni

Sudorazione/mani fredde, sudate

Bocca asciutta

Tremori

Vertigini/sensazioni di sbandamento

Nausea/diarrea

Vampate di calore/brividi

Disfagia/nodo alla gola

Dolenzia muscolare

ALLEVIARE I SINTOMI

Alcune attenzioni a sé stessi e tecniche di rilassamento giocano un ruolo importante nell’alleviare i sintomi dell’ansia.

Ad esempio:

  • Una dieta appropriata: ridurre (gradualmente) il consumo di caffeina, zucchero e, in generale, migliorare le abitudini alimentari.
  • Consapevolezza corporea: riuscire a cogliere, interpretare e gestire le modifiche fisiologiche dell’organismo.
  • Esercizio fisico: un moderato esercizio può aiutare ad alleviare lo stress. Chi soffre d’ansia dovrebbe notare che le palpitazioni di cuore durante l’esercizio fisico possono scatenare un attacco di panico quindi, probabilmente, è meglio sviluppare gradualmente un esercizio di routine.
  • Sonno appropriato.
  • Tecniche di rilassamento: lo stato di rilassamento può essere raggiunto con l’aiuto di registrazioni di auto-ipnosi, training autogeno, il rilassamento progressivo di Jacobson yoga, meditazione e tecniche di respirazione.
  • Gestione dello stress: questo può comportare cambiamenti nello stile di vita e nella gestione del tempo.

Ci sono una serie di libri specializzati su come gestire l’ansia, in genere sono libri informativi e di auto-aiuto.

L’EMDR: una terapia breve per ridurre l’ansia

L’ EMDR (dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing, Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) è un trattamento psicoterapeutico scoperto nel 1989 dalla psicologa americana Francine Shapiro.

Utilizzato in origine per alleviare lo stress associato ai ricordi traumatici ha avuto negli anni abbondanti ricerche cliniche coinvolgendo psicoterapeuti, ricercatori della salute mentale, neurofisiologi.

Oggi è considerato il trattamento evidence-based per il DPTS (Disturbo da Stress Post Traumatico), validato da ricerche e

pubblicazioni più di qualunque altra psicoterapia nel campo del trauma. È approvato, tra gli altri, dall’American Psychological Association (1998-2002), dall’American Psychiatric Association (2004), dall’International Society for Traumatic Stress Studies (2010), dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2002 e dal nostro Ministero della salute nel 2003.

Gli aspetti vincenti dell’EMDR sono la rapidità di intervento, efficacia e la possibilità di applicazione a persone di qualunque età, compresi i bambini.

Particolarmente indicato nella cura delle conseguenze dei traumi, l’EMDR si è via via trasformato in un approccio sempre più raffinato, complesso e globale, in grado di affrontare gran parte dei disturbi, in particolare i diversi disturbi d’ansia.

Come può aiutare l’EMDR

L’approccio EMDR offre l’occasione non solo per rielaborare i traumi del passato, ma anche per potenziare le capacità personali e le risorse individuali, per affrontare le sfide della vita quotidiana con serenità e sicurezza, senza sentirsi in balia dei sintomi dell’ansia. Il lavoro psicoterapeutico prevede la rielaborazione di tutte quelle esperienze angoscianti legate alla storia della persona e che possono essere causa della sintomatologia ansiosa.

L’importanza dello stress, dei lutti, del maltrattamento in ambito famigliare, dell’abuso infantile e di altri eventi di vita negativi o pesanti come fattori di rischio o è ormai ampiamente riconosciuta dalla letteratura sull’ansia.

Con l’EMDR si lavora non solo sul ricordo di alcune esperienze che possono aver contribuito all’insorgenza del disturbo d’ansia ma anche sul ricordo delle prime volte in cui si è provata l’ansia e le volte peggiori, in modo da desensibilizzare e neutralizzare queste reazioni. In questo modo si facilita alla persona il fatto di poter affrontare in modo più sereno le situazioni che fino a quel momento erano vissute come ansiogene.